Si è svolto il 27 gennaio 2021 il Corso di aggiornamento e formazione “Insegnare l’Europa a scuola” che, rivolto a Dirigenti scolastici e Docenti di ogni ambito disciplinare degli Istituti scolastici di ogni ordine e grado grado della regione Abruzzo, è stato organizzato dal centro d’informazione Europe Direct di Chieti in collaborazione con i centri Europe Direct Marche e Europe Direct Basilicata.
L’incontro, a cui hanno partecipato numerosi esponenti della scuola, ha fornito strumenti di lettura ed analisi sul funzionamento delle Istituzioni europee e sulle principali sfide che l’Unione deve affrontare nell’attuale fase storico politica ed economica interna ed internazionale.
Al secondo modulo “Dalla proposta al progetto: i programmi di istruzione, formazione ed educazione dell’Ue” sono Intervenuti:
Enrichetta Soccio, Delegata del Rettore Settore Erasmus Università degli Studi di Chieti Pescara
La data del 27 gennaio è stata scelta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per la “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah”, istituita il 1° novembre 2005 con la Risoluzione 60/727 Gennaio. La scelta è dovuta al fatto che il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, durante la marcia verso Berlino, arrivarono ad Auschwitz e scoprirono il campo di concentramento liberandone i pochi superstiti.
Celebriamo la Giornata della Memoria leggendo libri e condividendone riflessioni ed interpretazioni.
Il Giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani è un romanzo che racconta la storia di una famiglia ferrarese realmente esistita, come lo stesso autore dichiarò in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Resto del Carlino. “Mi sono ispirato alla famiglia del vecchio professore Magrini”
Il romanzo racconta l’amore, l’amicizia, i progetti di vita e le partite a tennis di alcuni ragazzi ebrei di Ferrara perfettamente integrati nella vita della città, durante gli anni dell’università, mentre l’Italia si allea con la Germania ed entra in guerra. La storia però sta accadendo fuori dalle mura.
Il Giardino dei Finzi-Contini è un romanzo sulla giovinezza e sull’amore, su un periodo che la tragedia futura incornicia e in qualche modo conserva per sempre.
INCIPIT
“Fu durante una delle solite gite di fine settimana.Distribuiti in una decina d’amici su due automobili, ci eravamo avviati lungo l’Aurelia subito dopo pranzo, senza una meta precisa. A qualche chilometro da Santa Marinella, attirati dalle torri di un castello medioevale che erano spuntate all’improvviso sulla sinistra, avevamo voltato per una viottola in terra battuta, finendo quindi a passeggiare in ordine sparso lungo il desolato arenile stendentesi ai piedi della rocca: molto meno medioevale, quest’ultima, esaminata da vicino, di quel che non avesse promesso di lontano, quando, dalla nazionale, l’avevamo scorta profilarsi controluce sul deserto azzurro e abbagliante del Tirreno. Investiti in pieno dal vento, con la sabbia negli occhi, assordati dal fragore della risacca, e senza neanche poter visitare l’interno del castello perché sprovvisti del permesso scritto di non so quale istituto romano di credito, ci sentivamo profondamente scontenti e irritati di aver voluto uscire da Roma in una giornata come quella, che adesso, in riva al mare, si rivelava di un’inclemenza poco meno che invernale.”
Ne parleremo nel Gruppo di Lettura “Club del Libro Su in collina e …della crostata al bicarbonato” venerdì 29 gennaio ore 16.00 sulla piattaforma GMeet.
L’Isola in via degli uccelli è la storia parzialmente autobiografica di Uri Orlev che ha vissuto nel ghetto di Varsavia nascosto dal 39 al 41 prima di essere deportato a Bergen Belsen dal Romanzo è stato tratto l’omonimo film.
Il romanzo narra la storia di Alex, ragazzo ebreo dodicenne molto intelligente, che vive a Varsavia durante la seconda guerra mondiale.
Quando sua madre scompare nel nulla e suo padre viene catturato dei tedeschi e mandato in un campo di concentramento, Alex riesce a scappare. Ingegnosamente si crea un rifugio nascosto, da cui esce solo di notte per procurarsi del cibo. Alex deve aspettare suo padre, al numero 78 in via degli Uccelli, dove aveva promesso che sarebbe tornato a riprenderlo. La solitudine porta Alex a fare amicizia con Neve, un docile topolino bianco.
Alex con tenacia e speranza riuscirà a cavarsela facendo di questa situazione un’avventura.
Una storia che fa riflettere molto su tutte le cose che noi diamo per scontate.
INCIPIT
Mi svegliai. Papà era seduto sul pavimento con una candela accesa accanto. Ero pieno di sonno e ancora nel bel mezzo di un sogno. Sbadigliai e mi sforzai di rientrarvi. A volte, se non si è del tutto svegli, funziona
Ne parleremo nel Gruppo di Lettura “Parole in Giardino” domenica 31 gennaio ore 18.00 sulla piattaforma GMeet.
“Borgomarino Sud”, il titolo dell’ultimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, è uno dei più antichi quartieri di Pescara dove vive una comunità coesa e forte, che non vuole disperdere il proprio patrimonio di tradizioni marinare.
E proprio in questo quartiere si snoda gran parte della storia delle due sorelle che vivono in modo diverso amori, passioni, segreti, esperienze, relazioni.
Il loro rapporto, comunque, è aspro come la montagna da cui provengono.
Borgomarino Sud – Foto di Annarita Bini
“La città mi sorprendeva, si rivelava più grande, diversa dalla mia mappa immaginaria limitata al centro e poche zone di periferia. Qualche muro era dipinto con motivi ingenui, mi sono attardata un momento a guardarne uno con un marinaio muscoloso che tirava in secco la barca, sullo sfondo vele al vento. Non passava nessuno per strada, né a piedi né in auto, le persiane erano chiuse, i furgoncini del pesce accostati ai marciapiedi. Sembrava un luogo separato, dove il tempo scorreva più lento e valevano altre regole. Un confine invisibile lo isolava da Pescara tutta intorno. Ma era pulito, nemmeno una carta buttata per terra.(pp.35-36)
Il prossimo appuntamento del Silvi Book Club è previsto per il 21 Gennaio 2021 alle ore 21.00 sulla piattaforma GMeet.
Si parlerà del romanzo “Borgo Sud” di Donatella Di Pietrantonio.
INCIPIT
La pioggia si è rovesciata sulla festa senza il preavviso di un tuono, nessuno tra gli invitati aveva visto le nuvole addensarsi sopra le colline scure di boschi. Eravamo seduti alla lunga tavola sul prato quando l’acqua ha cominciato a colpirci. Mangiavamo gli spaghetti alla chitarra, le bottiglie erano già smezzate. Al centro della tovaglia ricamata odorava la corona di alloro che Piero si era tolto dopo le fotografie. Alle prime gocce ha guardato il cielo e poi me che gli stavo accanto. Si era liberato di giacca e cravatta, aveva aperto il collo della camicia e arrotolato le maniche fino ai gomiti: la sua pelle irradiava salute, splendore. Aveva dormito poco, e io con lui, solo verso il mattino. Per qualche istante al risveglio non avevo piú saputo chi ero, chi amavo, e che iniziava un giorno felice. Piero mi ha guardata, stupito del maltempo. Un chicco di grandine ha centrato il vino nel suo bicchiere. Alcuni continuavano a muovere le mascelle, incerti sul da farsi. Mia sorella era già scattata in piedi, raccoglieva i piatti ovali con la pasta avanzata, i cestini del pane, e li metteva in salvo nella cucina al piano terra. Ci siamo riparati sotto una tettoia, mentre Adriana continuava a correre tra dentro e fuori, presa dal vento. Contendeva il cibo al temporale, non era abituata allo spreco.
Mi ero sporta a toglierle dalle mani gli ultimi vassoi quando un pezzo di grondaia ha ceduto su di me. Dallo zigomo ferito il sangue è colato sul petto, mescolandosi all’acqua piovana. Avevo scelto un vestito bianco, per l’occasione. Mi stava bene, aveva detto Adriana al mattino, era una specie di prova per l’abito da sposa. Eravamo arrivate in anticipo, per aiutare nei preparativi. Dalla finestra avevo visto il volo basso e silenzioso delle rondini, sentivano la pioggia. La mamma di Piero invece non se l’aspettava, aveva insistito per festeggiare la laurea nella loro casa di campagna.
Conservo una fotografia di noi due che ci guardiamo innamorati, Piero con l’alloro in testa, gli occhi della devozione. Su un bordo compare Adriana, è entrata nello scatto all’ultimo momento: la sua immagine è mossa, i capelli tracciano una scia bruna. Non è mai stata discreta, si è intromessa in tutto quello che mi riguardava come fosse anche suo, Piero compreso. Per lei non era molto diverso da un fratello, però gentile. Mia sorella rideva spensierata all’obiettivo, ignara di ciò che avremmo vissuto. Ho portato la foto in questo viaggio: siamo tre ragazzi chiusi in una tasca interna della borsa. A distanza di anni io e Adriana abbiamo ritrovato il vestito tra quelli che non indossavo piú, sulla stoffa era rimasto l’alone leggero del sangue. – Questo era un segno, – ha detto agitandolo davanti al mio viso.
Di Pietrantonio, Donatella Borgo Sud (Supercoralli) EINAUDI. Edizione del Kindle.
Il Club del libro “Su in collina e…della crostata al bicarbonato” saluta il 2020 con un incontro su piattaforma GMeet oggi alle ore 16.00.
Dopo i libri di successo Eppure cadiamo felici, Tutta la vita che vorrei, Più forte di ogni addio, Dormi stanotte sul mio cuore Enrico Galiano pubblica il suo ultimo lavoro in piena emergenza sanitaria: “L’arte di sbagliare alla grande”
E’ un libro molto bello, profondo, ricco di citazioni, di percorsi di lettura e di rimandi a libri e film importanti. E’ una sorta di autobiografia di Enrico Galiano che ha avuto il coraggio di raccontarsi senza veli e senza reticenze portando il lettore ad appassionarsi alla lettura come se stesse leggendo un romanzo.
INCIPIT
Una volta Freud ha detto che non facciamo poi tanti errori nella nostra vita: facciamo sempre gli stessi, solo ripetuti infinite volte. Avevo quasi trent’anni,
facevo il cameriere, vivevo in affitto da solo. La mia ultima ragazza mi aveva appena mollato in modo truce, preferendomi un tipo con gli occhi verdi e l’hobby delle droghe leggere. Ero appena riuscito a pubblicare un libro con una piccola casa editrice, ma non l’aveva letto quasi nessuno. Ne avevo altri quattro o cinque a prendere polvere nel PC, rifiutati da tutti gli editori. Gli amici mi lanciavano sguardi compassionevoli, di quelli che si rivolgono al tipo strano della compagnia, che ha il cassetto pieno di sogni, ma sogni lontani anni luce dalla realtà……
Il Gruppo di lettura “Parole in giardino” ha appuntamento oggi in serata per l’ultimo incontro del 2020. Ci vediamo sulla piattaforma GMeet alle ore 18.00.
Piacerà al Gruppo il romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori”?
INCIPIT
I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso, non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità. Non leggono, non pagano tasse, non fanno diete, non hanno preferenze, non cambiano idea, non si rifanno il letto, non fumano, non stilano liste, non contano fino a dieci prima di parlare, non si fanno sostituire. Non sono leccaculo né ambiziosi, rancorosi, carini, meschini, generosi, gelosi, trascurati, puliti, sublimi, divertenti, drogati, spilorci, sorridenti, furbi, violenti, innamorati, brontoloni, ipocriti, dolci, duri, molli, cattivi, bugiardi, ladri, giocatori d’azzardo, coraggiosi, fannulloni, credenti, viziosi, ottimisti. I miei vicini sono morti. L’unica differenza che c’è fra loro è il legno della bara: quercia, pino o mogano.
Perrin, Valérie. Cambiare l’acqua ai fiori (Italian Edition) (p.5). Edizioni e/o. Edizione del Kindle.
IL titolo Feel Good ci anticipa subito che la storia dei protagonisti, due perdenti, avrà un lieto fine. Ed è questo spiraglio che ci aiuta a leggere e a non sprofondare nello struggimento, immedesimandoci nelle narrazioni parallele di privazioni, miseria, rinunce, che Alice e Tom, ognuno a proprio modo, sono costretti a vivere e spesso a subire.
L’autore Thomas Gunzig è nato nel 1970 a Bruxelles, dove ha fatto il libraio per dieci anni. Si è dedicato poi all’insegnamento della letteratura e ha trasformato la sua passione di scrivere in una professione.
Attualmente vive a Parigi e scrive anche per il cinema (sua la sceneggiatura dell’esilarante e pluripremiato film “Dio esiste e vive a Bruxelles”), il teatro, la radio e i cartoni animati.
Con i suoi romanzi e racconti ha vinto molti premi letterari prestigiosi; Feel good ha conquistato il pubblico e la critica francesi.
Per seguire gli interventi di Thomas Gunzig a Scrittori in città e a Bookcity:
Gli umani sono fatti di tre cose : le ossa, i muscoli e i ricordi. Togliete una di queste cose ed è la fine. Togliete una di queste cose e non rimane niente. Colei di cui si parlerà qui si chiama Alice. Alice …
I suoi genitori avevano esitato sul nome: a sua madre sarebbe piaciuto Martine, ma secondo suo padre ‘ Martine ’ era il nome di un’eroina dei fumetti amata dai pedofili perché spesso si vedevano le mutandine bianche della bambina spuntare da sotto una gonna corta. E a suo padre sarebbe piaciuto Violette, ma secondo sua madre ‘ Violette ’ conteneva la parola viol, stupro, e “ una parola così dentro un nome era comunque qualcosa di violento ”. Fu dunque Alice. Alice …
L’insieme delle ossa e dei muscoli di Alice fanno di lei una donna piuttosto graziosa, una quarantacinquenne al cui passaggio molti uomini , talora anche uomini più giovani di lei, si voltano ancora regolarmente. Una donna bella alta, bella robusta, una donna in buona salute, una donna di cui si direbbe, avendola conosciuta a venti o trent’anni e ritrovandola oggi, a quarantacinque, nel negozio di scarpe dove lavora da sempre, in ogni caso da quando aveva vent’anni, si direbbe: “ Oh , ma è sempre la stessa ! ” Torneremo sulle ossa e sui muscoli di Alice, torneremo sul negozio dove, impiegata da venticinque anni, lei vende scarpe: scarpe da donna, scarpe da uomo, scarpe da bambino, mocassini, scarpe dai tacchi alti e soprattutto quelle che lei preferisce da sempre, le sneakers. Prima di tutto, però, bisogna parlare dei suoi ricordi e , fra i suoi ricordi , di un ricordo in particolare, il ricordo della sua amica Séverine. Séverine … Séverine era comparsa nella vita di Alice quando Alice aveva otto anni. In quel momento, Alice abitava con i genitori in un appartamentino di due stanza, ottanta metri quadrati in rue des Combattants.
Penelope viene descritta dalla Atwood come una donna forte, intelligente, determinata, paziente. .
E’ una donna che segue il prezioso il consiglio datole dalla madre – una naiade:
” L’acqua non oppone resistenza. L’acqua scorre. Quando immergi una mano nell’acqua senti solo una carezza. L’acqua non è un muro, non può fermarti. Va dove vuole andare e niente le si può opporre. L’acqua è paziente. L’acqua che gocciola consuma una pietra. Ricordatelo, bambina mia. Ricordati che per una metà sei acqua. Se non puoi superare un ostacolo, giragli intorno. Come fa l’acqua “. (p.42)
Penelope, infatti, non si oppone al volere degli dei, aspetta il ritorno di Ulisse, impara a gestire un regno, la servitù e le fattorie; mette in atto l’ abile stratagemma di tessere il sudario per il padre di Ulisse per difendersi dai pretendenti, fa delle dodici ancelle le sue orecchie e i suoi occhi.
Penelope, affronta innumerevoli difficoltà e, comportandosi come l’acqua, riesce a perseguire i propri scopi. E’ una donna moderna!
Penelope al telaio di Ugo Attardi – Illustrazione tratta dalla Biblioteca privata di Gilberto Ferri
Il Silvi Book Club si incontra mensilmente parlando di un libro da leggere, dando priorità ad autori abruzzesi.
Sabato 21 Novembre alle ore 21.00 si svolgerà l’incontro del Gruppo di Lettura sulla piattaforma GMeet per parlare del romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” di Remo Rapino, vincitore della cinquantottesima edizione del premio Campiello 2020.
Remo Rapino è nato nel 1951 a Casalanguida, in provincia di Chieti, e vive a Lanciano, dove è stato docente di filosofia e storia nel locale liceo. Ha pubblicato i racconti Esercizi di ribellione (Carabba 2012) e alcune raccolte di poesia, tra cui La profezia di Kavafis (Moby-dick 2003) e Le biciclette alle case di ringhiera (Tabula Fati 2017).
Nel 2019 pubblica Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio con la Casa Editrice Minimum Fax. Il romanzo si è aggiudicato a sorpresa l’edizione 2020 del Premio Campiello ed è risultato finalista al Premio Napoli e candidato al Premio Strega.
Il romanzo intende raccontare uno spaccato del Novecento attraverso lo sguardo del protagonista, Bonfiglio Liborio, considerato una «cocciamatte», ossia il matto del paese.
Liborio, all’età di circa ottant’anni, prende un quaderno e una penna Bic nera e decide di scrivere la sua lunga storia. Nel primo capitolo racconta di come fosse venuto al mondo, che aveva il cognome della madre e gli occhi del padre partito per trovare lavoro in America, della morte del nonno sul cantiere dove lavorava come muratore, dello sfratto e del trasloco in una misera casa piccola e fredda dove la madre si ammala.
Con tali antefatti come potrà essere la sua storia?
Nel prossimo incontro del Gruppo di Lettura Parole in Giardino parleremo de Il canto di Penelope di Margaret Atwood.
INCIPIT
Ora che sono morta so tutto. Avrei voluto che fosse così, ma come molti dei miei desideri neanche questo si è avverato. Conosco solo alcuni eventi che prima ignoravo, entrati nella tradizione, ma forse infondati. Inutile dire che è un prezzo molto alto per soddisfare una curiosità.
Da quando sono morta – da quando ho raggiunto questa condizione di senzaossa, senzalabbra, senzapetto – ho imparato cose che avrei preferito non sapere, come succede se si origlia dietro le finestre o si aprono le lettere degli altri. Credete che vi piacerebbe leggere nelle menti? Ripensateci.
Quaggiù tutti arrivano con un otre, simile a quello che racchiudeva i venti, ma ciascuno di questi otri è pieno di parole pronunciate, udite, e che altri hanno detto su di noi. Ci sono otri piccoli e otri grandi; il mio ha una dimensione media, anche se molte delle parole che contiene riguardano il mio insigne marito. Mi ha raggirata, sostiene qualcuno. Era la sua specialità, il raggiro. E trovava sempre una via di fuga, un’altra delle sue peculiarità: fuggiva.