“Borgo Sud” di Donatella Di Pietrantonio

Il prossimo appuntamento del  Silvi Book Club è previsto per il  21 Gennaio 2021 alle ore 21.00 sulla piattaforma GMeet.
Si parlerà del romanzo “Borgo Sud” di  Donatella Di Pietrantonio.

INCIPIT

La pioggia si è rovesciata sulla festa senza il preavviso di un tuono, nessuno tra gli invitati aveva visto le nuvole addensarsi sopra le colline scure di boschi. Eravamo seduti alla lunga tavola sul prato quando l’acqua ha cominciato a colpirci. Mangiavamo gli spaghetti alla chitarra, le bottiglie erano già smezzate. Al centro della tovaglia ricamata odorava la corona di alloro che Piero si era tolto dopo le fotografie. Alle prime gocce ha guardato il cielo e poi me che gli stavo accanto. Si era liberato di giacca e cravatta, aveva aperto il collo della camicia e arrotolato le maniche fino ai gomiti: la sua pelle irradiava salute, splendore. Aveva dormito poco, e io con lui, solo verso il mattino. Per qualche istante al risveglio non avevo piú saputo chi ero, chi amavo, e che iniziava un giorno felice. Piero mi ha guardata, stupito del maltempo. Un chicco di grandine ha centrato il vino nel suo bicchiere. Alcuni continuavano a muovere le mascelle, incerti sul da farsi. Mia sorella era già scattata in piedi, raccoglieva i piatti ovali con la pasta avanzata, i cestini del pane, e li metteva in salvo nella cucina al piano terra. Ci siamo riparati sotto una tettoia, mentre Adriana continuava a correre tra dentro e fuori, presa dal vento. Contendeva il cibo al temporale, non era abituata allo spreco.

Mi ero sporta a toglierle dalle mani gli ultimi vassoi quando un pezzo di grondaia ha ceduto su di me. Dallo zigomo ferito il sangue è colato sul petto, mescolandosi all’acqua piovana. Avevo scelto un vestito bianco, per l’occasione. Mi stava bene, aveva detto Adriana al mattino, era una specie di prova per l’abito da sposa. Eravamo arrivate in anticipo, per aiutare nei preparativi. Dalla finestra avevo visto il volo basso e silenzioso delle rondini, sentivano la pioggia. La mamma di Piero invece non se l’aspettava, aveva insistito per festeggiare la laurea nella loro casa di campagna.

Conservo una fotografia di noi due che ci guardiamo innamorati, Piero con l’alloro in testa, gli occhi della devozione. Su un bordo compare Adriana, è entrata nello scatto all’ultimo momento: la sua immagine è mossa, i capelli tracciano una scia bruna. Non è mai stata discreta, si è intromessa in tutto quello che mi riguardava come fosse anche suo, Piero compreso. Per lei non era molto diverso da un fratello, però gentile. Mia sorella rideva spensierata all’obiettivo, ignara di ciò che avremmo vissuto. Ho portato la foto in questo viaggio: siamo tre ragazzi chiusi in una tasca interna della borsa. A distanza di anni io e Adriana abbiamo ritrovato il vestito tra quelli che non indossavo piú, sulla stoffa era rimasto l’alone leggero del sangue. – Questo era un segno, – ha detto agitandolo davanti al mio viso.

Di Pietrantonio, Donatella  Borgo Sud (Supercoralli) EINAUDI. Edizione del Kindle.

Ultimo appuntamento del 2020 del Club del libro “Su in collina e…della crostata al bicarbonato”

Il Club del libro “Su in collina e…della crostata al bicarbonato” saluta  il 2020 con un incontro su piattaforma GMeet oggi alle ore 16.00.

Dopo i libri di successo Eppure cadiamo felici, Tutta la vita che vorrei, Più forte di ogni addio, Dormi stanotte sul mio cuore Enrico Galiano pubblica il suo ultimo lavoro in piena emergenza sanitaria: “L’arte di sbagliare alla grande”

E’ un libro molto bello, profondo, ricco di citazioni, di percorsi di lettura e di rimandi a libri e film importanti. E’ una sorta di autobiografia di Enrico Galiano che ha avuto il coraggio di raccontarsi senza veli e senza reticenze portando il lettore ad appassionarsi alla lettura come se stesse leggendo un romanzo.

INCIPIT

Una volta Freud ha detto che non facciamo poi tanti errori nella nostra vita: facciamo sempre gli stessi, solo ripetuti infinite volte. Avevo quasi trent’anni,

facevo il cameriere, vivevo in affitto da solo. La mia ultima ragazza mi aveva appena mollato in modo truce, preferendomi un tipo con gli occhi verdi e l’hobby delle droghe leggere. Ero appena riuscito a pubblicare un libro con una piccola casa editrice, ma non l’aveva letto quasi nessuno. Ne avevo altri quattro o cinque a prendere polvere nel PC, rifiutati da tutti gli editori. Gli amici mi lanciavano sguardi compassionevoli, di quelli che si rivolgono al tipo strano della compagnia, che ha il cassetto pieno di sogni, ma sogni lontani anni luce dalla realtà……

A U G U R I !

Nel lasciare questo anno particolare desidero  augurare parole di riflessione e di auspicio quali luce, speranza e coraggio.

Piacerà al Gruppo di lettura il romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori”?

Il Gruppo di lettura “Parole in giardino” ha appuntamento oggi in serata per l’ultimo incontro del 2020. Ci vediamo sulla piattaforma GMeet alle ore 18.00.

Piacerà al Gruppo il romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori”?

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I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso, non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità. Non leggono, non pagano tasse, non fanno diete, non hanno preferenze, non cambiano idea, non si rifanno il letto, non fumano, non stilano liste, non contano fino a dieci prima di parlare, non si fanno sostituire. Non sono leccaculo né ambiziosi, rancorosi, carini, meschini, generosi, gelosi, trascurati, puliti, sublimi, divertenti, drogati, spilorci, sorridenti, furbi, violenti, innamorati, brontoloni, ipocriti, dolci, duri, molli, cattivi, bugiardi, ladri, giocatori d’azzardo, coraggiosi, fannulloni, credenti, viziosi, ottimisti. I miei vicini sono morti. L’unica differenza che c’è fra loro è il legno della bara: quercia, pino o mogano.

Perrin, Valérie. Cambiare l’acqua ai fiori (Italian Edition) (p.5). Edizioni e/o. Edizione del Kindle.

International Volunteer Day #Togetherwecan

“Together We Can Through Volunteering” è  lo slogan della 35° Giornata internazionale del volontariato 2020, la ricorrenza voluta dall’Onu per il 5 dicembre.

La Giornata internazionale del volontariato, designata dalla risoluzione 40/212 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 17 dicembre 1985, persegue lo scopo  di riconoscere il lavoro, l’impegno, il tempo e le capacità dei volontari in tutto il mondo. Sono, infatti,  molteplici e numerose le attività di volontariato, spesso poco conosciute e apprezzate.

La campagna per la 35^ Giornata internazionale” indetta dall’Onu ha come simbolo un cuore blu e punta a evidenziare il ruolo chiave, ma anche il tema dell’accesso alle cure, dei volontari impegnati in prima linea nelle risposte all’emergenza Covid

L’Associazione SmartLab Europe aderisce a questa  campagna:“Together We Can Through Volunteering”

Feel Good di Thomas Gunzig

Feel Good di Thomas Gunzig

IL titolo Feel Good ci anticipa subito che la storia dei protagonisti, due perdenti, avrà un lieto fine. Ed è questo spiraglio che ci aiuta a leggere e a  non sprofondare nello struggimento, immedesimandoci nelle narrazioni parallele di privazioni, miseria, rinunce, che Alice e Tom, ognuno a proprio modo, sono costretti a  vivere e spesso a subire.

L’autore  Thomas Gunzig è nato nel 1970  a Bruxelles, dove ha fatto il libraio per dieci anni. Si è dedicato poi all’insegnamento della letteratura e ha trasformato la sua passione di scrivere in una professione.
Attualmente  vive a Parigi e scrive anche per il cinema (sua la sceneggiatura dell’esilarante e pluripremiato film “Dio esiste e vive a Bruxelles”), il teatro, la radio e i cartoni animati.
Con i suoi romanzi e racconti ha vinto molti premi letterari prestigiosi; Feel good ha conquistato il pubblico e la critica francesi.

Per seguire gli interventi di Thomas Gunzig  a Scrittori in città e a Bookcity:
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L’ODORE DEI RICCHI
Gli umani sono fatti di tre cose : le ossa, i muscoli e i ricordi. Togliete una di queste cose ed è la fine. Togliete una di queste cose e non rimane niente. Colei di cui si parlerà qui si chiama Alice. Alice …
I suoi genitori avevano esitato sul nome: a sua madre sarebbe piaciuto Martine, ma secondo suo padre ‘ Martine ’ era il nome di un’eroina dei fumetti amata dai pedofili perché spesso si vedevano le mutandine bianche della bambina spuntare da sotto una gonna corta. E a suo padre sarebbe piaciuto Violette, ma secondo sua madre ‘ Violette ’ conteneva la parola viol, stupro, e “ una parola così dentro un nome era comunque qualcosa di violento ”. Fu dunque Alice. Alice …
L’insieme delle ossa e dei muscoli di Alice fanno di lei una donna piuttosto graziosa, una quarantacinquenne al cui passaggio molti uomini , talora anche uomini più giovani di lei, si voltano ancora regolarmente. Una donna bella alta, bella robusta, una donna in buona salute, una donna di cui si direbbe, avendola conosciuta a venti o trent’anni e ritrovandola oggi, a quarantacinque, nel negozio di scarpe dove lavora da sempre, in ogni caso da quando aveva vent’anni, si direbbe: “ Oh , ma è sempre la stessa ! ” Torneremo sulle ossa e sui muscoli di Alice, torneremo sul negozio dove, impiegata da venticinque anni, lei vende scarpe: scarpe da donna, scarpe da uomo, scarpe da bambino, mocassini, scarpe dai tacchi alti e soprattutto quelle che lei preferisce da sempre, le sneakers. Prima di tutto, però, bisogna parlare dei suoi ricordi e , fra i suoi ricordi , di un ricordo in particolare, il ricordo della sua amica Séverine. Séverine … Séverine era comparsa nella vita di Alice quando Alice aveva otto anni. In quel momento, Alice abitava con i genitori in un appartamentino di due stanza, ottanta metri quadrati in rue des Combattants.

25 Novembre 2020 con la lettura di “Donne che amano troppo”

Il 25 Novembre  ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne,  istituita nel 1999 dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite che  ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG  a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.
Per questa giornata vorrei proporre la lettura  del volume “Donne che amano troppo” di Robin Norwood.
📖Amare senza fine
Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che lui pensa, dei suoi sentimenti, e quasi tutte le nostre frasi iniziano con “lui…”, stiamo amando troppo. Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un’infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.
Quando leggiamo un saggio divulgativo di psicoanalisi e sottolineiamo tutti i passaggi che potrebbero aiutare lui, stiamo amando troppo. Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuose lui vorrà cambiare per amor nostro, stiamo amando troppo. Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo. A dispetto di tutta la sofferenza e l’insoddisfazione che comporta, amare troppo è un’esperienza tanto comune per molte donne che quasi siamo convinte che una relazione intima debba essere fatta così. Quasi tutte abbiamo amato troppo almeno una volta, e per molte di noi questo è stato un tema ricorrente di tutta la vita. Alcune si sono lasciate ossessionare tanto dal pensiero del loro partner e della loro relazione, da riuscire appena a sopravvivere.

Penelope descritta da Margaret Atwood

 Penelope viene  descritta dalla Atwood  come una donna forte, intelligente, determinata, paziente. .

E’ una donna che segue il prezioso  il consiglio datole dalla madre – una naiade:

” L’acqua non oppone resistenza. L’acqua scorre. Quando immergi una mano nell’acqua senti solo una carezza. L’acqua non è un muro,  non può fermarti.  Va dove vuole andare e niente le si può opporre. L’acqua è paziente. L’acqua che gocciola consuma una pietra. Ricordatelo, bambina mia. Ricordati che per una metà sei acqua. Se non puoi superare un ostacolo, giragli intorno. Come fa l’acqua “. (p.42)

 Penelope, infatti,  non si oppone al volere degli dei,  aspetta il ritorno di Ulisse, impara a gestire un regno, la servitù e le fattorie;  mette in atto l’ abile  stratagemma di tessere il sudario per il padre di Ulisse per difendersi  dai pretendenti, fa delle dodici ancelle le sue orecchie e i suoi occhi.

Penelope, affronta innumerevoli difficoltà e, comportandosi come l’acqua, riesce a perseguire i propri  scopi. E’ una donna moderna!

Penelope al telaio di Ugo Attardi – Illustrazione tratta dalla Biblioteca privata di Gilberto Ferri

Il Silvi Book Club e il romanzo Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio

Il Silvi Book Club si incontra mensilmente  parlando di un libro da leggere, dando priorità ad autori abruzzesi.

Sabato 21 Novembre alle ore 21.00 si svolgerà l’incontro del Gruppo di Lettura  sulla piattaforma GMeet per parlare del romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” di Remo Rapino, vincitore della cinquantottesima edizione del premio Campiello 2020.

Remo Rapino è nato nel 1951 a Casalanguida, in provincia di Chieti, e vive  a  Lanciano, dove è stato docente di filosofia e storia nel locale liceo. Ha pubblicato i racconti Esercizi di ribellione (Carabba 2012) e alcune raccolte di poesia, tra cui La profezia di Kavafis (Moby-dick 2003) e Le biciclette alle case di ringhiera (Tabula Fati 2017).

Nel 2019 pubblica Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio con la Casa Editrice Minimum Fax. Il romanzo si è aggiudicato a sorpresa l’edizione 2020 del Premio Campiello ed è risultato finalista al Premio Napoli e candidato al Premio Strega.

Il romanzo intende raccontare uno spaccato del Novecento  attraverso lo sguardo del protagonista, Bonfiglio Liborio, considerato una «cocciamatte», ossia il matto del paese.

Liborio, all’età di circa ottant’anni, prende un quaderno e una penna Bic nera e decide di  scrivere la sua lunga storia. Nel primo capitolo racconta di  come fosse venuto al mondo, che aveva  il cognome della madre e gli occhi del padre partito per trovare lavoro in America, della morte  del nonno sul cantiere dove lavorava come muratore, dello sfratto e del trasloco in una misera casa piccola e fredda dove la madre si ammala.

Con tali antefatti come potrà essere la sua storia?

Il canto di Penelope di Margaret Atwood

Nel prossimo incontro del Gruppo di Lettura Parole in Giardino parleremo  de Il canto di Penelope di Margaret Atwood.

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Ora che sono morta so tutto. Avrei voluto che fosse così, ma come molti dei miei desideri neanche questo si è avverato. Conosco solo alcuni eventi che prima ignoravo, entrati nella tradizione, ma forse infondati. Inutile dire che è un prezzo molto alto per soddisfare una curiosità.
Da quando sono morta – da quando ho raggiunto questa condizione di senzaossa, senzalabbra, senzapetto – ho imparato cose che avrei preferito non sapere, come succede se si origlia dietro le finestre o si aprono le lettere degli altri. Credete che vi piacerebbe leggere nelle menti? Ripensateci.
Quaggiù tutti arrivano con un otre, simile a quello che racchiudeva i venti, ma ciascuno di questi otri è pieno di parole pronunciate, udite, e che altri hanno detto su di noi. Ci sono otri piccoli e otri grandi; il mio ha una dimensione media, anche se molte delle parole che contiene riguardano il mio insigne marito. Mi ha raggirata, sostiene qualcuno. Era la sua specialità, il raggiro. E trovava sempre una via di fuga, un’altra delle sue peculiarità: fuggiva.